Tutto ciò che si poteva cantare

Tutto ciò che si poteva cantare

Tutto ciò che si poteva cantare

La sua musica nasce da un mix azzeccato tra blues, rock ed elettronica. Il sound che ne deriva ha la capacità di trasportare l’ascoltatore in altri luoghi, di innescare una fusione con i suoni. Le sue canzoni riescono a catapultare chi ascolta all’interno di esse, delle situazioni che narrano. Perché tutti abbiamo vissuto quello che Giovanni Peli racconta, ma pochi sanno esprimerlo bene come lui.
(Francesca Maceroni, Labcreativity)

 

La calligrafia di Giovanni Peli procede per minimi termini ad alta intensità. Proprio come la sua musica, le parole sono particelle elementari che compongono una trama dalle implicazioni profonde il cui merito principale è di mostrarsi semplice, chiara, quasi carezzevole.
(Stefano Solventi, Sentireascoltare)

 

Tutto ciò che si poteva cantare, Giovanni Peli lo ha fatto qui dentro, e, oltre che essere una cosa bella, è pure di gran classe.
(Max Sannella, Shiverwebzine)

 

Un lavoro di grande intensità, dove il “mestiere” poetico di Giovanni è alla base di un ceppo di testi di caratura sicuramente superiore alla media, capaci di offrire un punto di vista quanto mai suggestivo al canovaccio della classica lirica sentimentale. Il risultato sono dieci canzoni d’amore per una volta non convenzionali, cui una delicata musicalità, pennellata con garbo in bilico tra suggestioni blues, pop e rock, conferisce un tono di apprezzabilissima leggerezza.
(Claudio Andrizzi, Bresciaoggi)

 

Il filo conduttore delle dieci canzoni è l’amore, raccontato in tutti i suoi aspetti con una poetica moderna, brillante e mai retorica, e con un lessico forbito ed elegante.
(Alberto Belgesto, Corriere della sera)

 

Il cantautore Giovanni Peli ha presentato “Tutto ciò che si poteva cantare” che coniuga un bel songwriting (“Viene la notte”) con un gusto musicale in bilico fra suoni acustici e analogici di un certo spessore.
(Claudia Amantini, Il Blog di Out)

 

Giovanni Peli è un premiato scrittore, un poeta ed un eccellente chitarrista. Tutte queste sue attitudini si fondono nel disco appena uscito. Un disco maturo, attento al dettaglio e poli-influenzato nello stile, per sfumature, in ogni brano; Giovanni ha fatto proprie sonorità assorbite e filtrate dal suo ascolto, senza pregiudizi. Ecco allora fondersi la migliore tradizione italiana, l’elettronica, sonorità latine e blues di gibsoniana memoria, accenti anglosassoni nello “sforzo” della semplificazione sempre apprezzabili.
(Andrea Rigoni, Be-happy.it)

 

Finalmente qualcosa di nuovo! Testi mai banali, densi, scritti con cura, ma senza la presunzione che a volte finisce per produrre versi stucchevoli. Musica matura, “ricercata” ed eseguita con maestria degna di ben più navigati esecutori. E una varietà di proposte stilistiche che, senza scimmiottare l’immediatamente riconoscibile, sa risultare sapientemente amalgamata. D’altronde Giovanni ha alle spalle decine di canzoni autoprodotte che facevano ben sperare. Un esordio (per lo meno in una dimensione “ufficiale”) che non nasce dal nulla. E si sente. Io scommetterei su questo giovane e già maturo canta/autore.
(Marco Bazzoli)

 

Dopo vari ascolti dei brani ci troviamo persi anche noi, distratti dal morbido pop chitarristico delle tracce venate di noise e wave quanto basta, q.b. come il sale nelle ricette della nonna, come il lucido cinismo sentimentale che avviluppa i testi, poetici e variegati di questo artista interessantissimo, solo in apparenza leggero e disincantato.
(Francesco Misiti, Il Blog di Out)

 

Le levigatissime rifiniture di certe evoluzioni lessicali non fanno altro che confermare un songwriting preciso, completo e mai acerbo, anche dal punto di vista letterario. Un disco di cantautorale classica ma dall’irresistibile facciata modernista.
(The Webzine)

 

Tutto ciò che si poteva cantare è un disco intenso, forte e leggero allo stesso tempo, che merita numerosi ascolti e uno spazio nei nostri cuori.
(Laura Albergante, Ondalternativa)

 

Il cantautorato di Giovanni Peli scorre onirico e raffinato, realistico e avvolgente, e presenta così spunti di vario interesse, che potrebbero alimentare nuovi pregevoli affreschi del sentire quotidiano e speciale dell’uomo.
(Ambrosia J.S. Imbornone, Mescalina)

 

Peli canta i sentimenti come un “dandy” distaccato (Il nome che vuoi), efficace nel suo “pop-rock” (Tu amore perduto).
(Marco Fiori, Kathodik)

 

Alcuni link a recensioni online

www.sentireascoltare.com
www.labcreativity.it
www.shiverwebzine.com
blogdiout.wordpress.com
Recensione pubblicata su Facebook
Recensione pubblicata su Facebook
Recensione pubblicata su Facebook
blogdiout.wordpress.com
www.livemusiclombardia.it
www.babylonbus.org
www.be-happy.it
www.audioglobe.it
www.ibs.it
thewebzine.wordpress.com
www.suonidelsilenzio.net
literaid.wordpress.com
www.myword.it
blogdiout.wordpress.com
www.mescalina.it
www.kathodik.it

Cerca nel sito

ó
© 2024 Giovanni Peli | Foto di Paolo Piccoli