Recensione pubblicata su bresciaoggi.it il 15 dicembre 2013, a cura di Claudio Andrizzi
Il primo ep contiene quattro brani con un omaggio a Bob Dylan Entro fine anno usciranno altri due pezzi fortemente «elettronici»
Il poeta suona il rock: canzoni allo stato grezzo, dall’andamento ispido ed irregolare, che Giovanni Peli ha scelto di affidare all’energia dei Piovono Pietre, il nuovo trio che ha fondato con Fabio Squaratti al basso e Daniel Vangelisti alla batteria riservandosi il ruolo di cantante e chitarrista.
Il cantautore, paroliere e librettista bresciano ha scelto quindi gli ultimi giorni del 2013 per ufficializzare il suo nuovo progetto musicale: un classico e molto basilare trio che ha già messo a segno un primo ep eponimo, registrato, prodotto e mixato dallo stesso Squaratti agli Highfive Studios di Cividate Camuno.
Il totale dà quattro pezzi per poco meno di quindici minuti di musica, che già si possono ascoltare su Souncloud e che ai dylaniani incalliti riserveranno anche la sorpresa di una versione tradotta di «Everything is broken», classico del 1989 del maestro (stava in «Oh mercy») diventato in italiano «Ogni cosa è rotta».
Per il resto i Piovono Pietre (il nome viene dall’omonimo film di Ken Loach) procedono rievocando i fantasmi della signora Fellini («Giulietta e l’estate»), inventandosi sul tamburo un rock selvatico e poco lisciato, che qua e là riporta alla mente il tratto poco addomesticabile dei Diaframma di Federico Fiumani.
«È una nuova esperienza, bella, divertente e vitale – racconta Peli -. Nella mia musica il rock è sempre stato presente, ma per molte ragioni ha prevalso la componente cantautorale, sia acustica che elettronica. È quindi capitata a fagiolo l’amicizia con due giovani musicisti molto bravi, conosciuti in Valle Camonica. La mia idea è semplice: prendere alcune mie canzoni inedite che da tempo sentivo molto rock e suonarle con loro senza fronzoli né eccessi di produzione».
Peli vanta moltissime esperienze sia in campo musicale che teatrale che letterario. Il suo album di debutto,
«Tutto ciò che si poteva cantare» è uscito nel 2012 per Kandinsky Records con la produzione artistica di Stefano Castagna. Allo stesso anno risale la sua ultima raccolta in versi «Il passato che non resta».
Peli ha annunciato un’altra novità entro fine anno: due pezzi nuovi, questa volta da solo, prodotti ancora una volta con Castagna, distribuiti solo online e caratterizzati da una forte componente elettronica.