Altre parole su Berlino, la canzone, il video, la foto.

Berlino

Altre parole su Berlino, la canzone, il video, la foto.

La ricerca dello spazio può durare tutta la vita, oppure può durare pochi minuti, purché in essi sia sintetizzato tutto il dolore, tutto il calore di una giornata africana, tutta l’insensatezza delle disuguaglianze. I miei giorni sono il contrasto netto tra un mondo che guardavo non visto, che riesce a realizzarsi e ad essere cantato, un mondo dolce e sensato, da un lato, e dall’altro la disgraziata possibilità che solo il nulla mi propone, quella sensazione che tutto nullifica, quella inaspettata risata di fronte all’insensatezza di qualsiasi atto, l’inspiegabilità del mio stesso corpo di fronte alla morte. E così il contrasto è tangibile in ogni incontro tra gli uomini, un contrasto che spesso non porta a nulla, o, nella migliore delle ipotesi, alimenta l’assuefazione ad una vita omologata, creata in vitro dal consumismo, che ci vuole tesi ed aggressivi in un circolo vizioso di produzione e consumo. Nei suoi effetti ridicoli, il mondo odierno non ammette la differenza, sempre vista con sospetto, gli esiti artistici sono confusi con la pedanteria, tutto deve essere già visto e conosciuto e la creatività non è più un valore. Si odia l’unicità e la differenza, si ama invece la disuguaglianza. La vita reale, univoca, ignora il nulla e la morte, basta a se stessa, ma gli uomini non sono come gli animali, vivi: senza il pensiero della morte e la comprensione del nulla sono incompleti.

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© 2024 Giovanni Peli | Foto di Paolo Piccoli