Prossimo ai quarant’anni e con numerosissime esperienze artistiche e pubblicazioni, sono vicino ad una pausa.
Prima di essa però devo completare un puzzle. Tutto quello che ho fatto è collegato in qualche modo, da un colore, un atteggiamento, alcune parole ossessive, suoni, e soprattutto personaggi che si sono infilati in quella tensione narrativa che a ben guardare è sempre presente nella mia produzione anche se ho scritto soprattutto in versi.
Oggi so dell’interessamento di un editore a ripubblicare le mie Informazioni fiammanti, le terzine che hanno dato l’avvio ad un mio modo “professionale” di vedere e vivere la scrittura; sono giochi tragicomici con le parole e credo che si meritino questa nuova forma autonoma, estrapolati dall’antologia Meccano del 2004.
Inoltre da oggi so anche dell’interessamento di un altro editore alla mia ultima raccolta di poesie Babilonia non dà frutti. Il titolo già dice molto: lo spirito di questa raccolta è di opposizione tragica al mondo culturale e, si può dire, alla socievolezza in sé, purché non sia sinonimo di legame intimo e fruttuoso per lo spirito. E’ quindi il titolo della fine delle parole, del loro essersi spinte oltre: forse questo oltre è il posto giusto per me.
Qualcosa d’altro, dopo Babilonia, arriverà, forse in prosa, forse in musica (ma lì il discorso è diverso e ancora più lungo per affrontarlo ora) perché le idee non sono finite, ma si è esaurito un modo di essere, una fase della vita, come è giusto quando la giovinezza finisce.