Piero Galli, artista, regista, architetto, manda questa lettera/recensione sull’ultimo libro di Giovanni
FERMATE LA PRODUZIONE
Il futuro distopico di Giovanni Peli
Voglio complimentarmi. Un po’ in generale per l’opera, un po’ per il coraggio della tematica trattata. Di
fantasia, ok, ma non troppo…
Attraverso lo stile poetico che lo contraddistingue, Giovanni Peli mi ha portato in un futuro che ha tanto il
sapore dell’odierno presente, e del recentissimo passato. Il mondo governato da ufficiali sanitari e
ingegneri; I corpi degli esseri umani che ingrassano nell’immobilità della loro stanziale connessione, bloccati
nel loro spazio/tempo virtuale [sindrome di Hikikomori]; Misteriose donne che da un’altra civiltà, come
esseri mitologici, giungono dal mare in cerca di uomini per la fecondazione…
Chi non ci sta è fuori dal sistema, regredito ad uno stato quasi preistorico, più vicino a quella natura che,
selvaggiamente, ha riconquistato lo spazio urbano, trasformando Brescia in una foresta. Il pregio dell’opera
di Peli sta anche in questo: la collocazione bresciana che contribuisce ad avvicinare luoghi e fatti alla
mia/nostra realtà.
C’è il fantasy mitologico, il coraggio della ribellione, la forza dell’ideologia, il “luddismo” postatomico,
l’eroismo dell’amore… Come si dice in gergo: tanta roba. Così, in ricchezza di contenuti, ho vissuto la lettura
di questo Fermate la produzione.
Pur non amando normalmente il genere “poesia”, mi sono reso conto, a lettura conclusa, che la particolare
scrittura poetica di Giovanni Peli ha notevolmente contribuito a creare in me suggestioni, scenografie,
sentimenti, tensioni… un intero mondo immaginario distopico che contiene, drammaticamente, analogie
con il presente.
Raffaele Piero Galli