Altre parole su Sterminate, la canzone, il video, la foto.

Sterminate Spezie di Spazi

Altre parole su Sterminate, la canzone, il video, la foto.

Sono nella mia città che amo odiare, guardo fuori dalle vetrate di un bar, facendo finta di leggere il giornale, le notizie sono sempre le stesse, ricordo il mio viaggio a Parigi, ed immagino di tornarci e di guardare fuori da una vetrata. Le notizie sono sempre le stesse: una qualche parte del mondo, nemmeno troppo lontana, è devastata dalla guerra. La gente scappa: quegli uomini hanno paura della guerra, hanno paura che la loro morte sia atroce, hanno paura per i loro bambini. Mi sento imbecille. Sono tutto sfocato, non ho più nemmeno un pensiero, sono soltanto un ottuso uomo, il cui cervello lavora all’appagamento di ridicoli sfizi, come rivedere Parigi. Là c’è un bambino che non sa nulla se non che ha la morte che gli cammina vicino. Lui è suo padre e suo nonno insieme: gli occhi gli si affondano in una pelle dura come la pietra. La paura pietrifica e fa gridare. Scrivo dei versi contro la guerra e in una specie di spazio gioco a perdermi in un altro mondo. Tutto è rivestito da molteplici trame sonore mentre il fiore del pesco ci mostra la vita com’è. Il nostro spazio cantato ci ricorda contemporaneamente molti luoghi… Italia, Giappone, Francia, Siria, Inghilterra… E mentre un lembo di mondo viene distrutto dalla guerra la Natura nella sua mostruosa bellezza guarda la gente scappare: qui, in un angolo inesistente di paradiso, nessuno esiste più, tranne le api e quella grossa cavalletta, mostruose testimonianze di bellezza e di morte. Nessuno tra gli uomini conta più di loro ma non abbiamo il diritto di essere così imbecilli ad immaginarci le privazioni degli altri, noi, privati soltanto della nostra stessa umanità. Scappa, amore mio, bambino del mondo, da qualche parte del nostro Nulla, puoi essere felice, non chiederci ancora per quanto.

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© 2024 Giovanni Peli | Foto di Paolo Piccoli