Tutto ciò che si poteva cantare
Le canzoni di “Tutto ciò che sui poteva cantare” sono tutte canzoni d’amore. Si parla di passioni tanto viscerali e sconvolgenti quanto quotidiane e reali. Ma in ogni pezzo si assiste ad un cambio di prospettiva e ad un cambio di situazione: amori perduti, vita di coppia, morbosa attrazione, amori sognati, effimeri, eterni, raccontati in vari modi: dall’ironia strisciante alla sofferenza, all’introspezione, alla gioia dell’illusione, alla speranza, allo smarrimento, alla perdita di identità, dalla narrazione allo sfogo lirico. Il “discorso amoroso” è il punto di partenza che può portare sia a constatare che “conoscere se stessi è impossibile” che a dichiarare “i nostri piccoli nazisti mi distraggono”: si passa attraverso labirinti comunicativi e slanci di passione onnivora. Dunque, nonostante l’apparente impostazione monotematica, la magia poetica tende a definire un tutto, per quanto destabilizzato. Lo spostamento dei punti di vista viene espresso con la mobilità e la fluidità delle immagini poetiche sottolineate e rinvigorite dalla ricerca sonora: una chitarra ruvida e blues si può unire a parti elettroniche, generi diversi tra loro si fondono e, annullandosi a vicenda, creano atmosfere inusitate. La cifre stilistiche di questo disco cantautorale sono l’essenzialità e la fantasia: una felice sintesi tra canzone d’autore, blues, rock, elettronica di stampo nordeuropeo, indie-folk, minimalismo e post-world music.
Nei negozi dal 6 febbraio 2012 per Kandinsky Records.
Testi e musica di Giovanni Peli
Preproduzione: Silvio Uboldi
Arrangiamenti: Silvio Uboldi e Giovanni Peli
Produzione artistica: Stefano Castagna
Realizzato presso gli studi Ritmo&Blu nel settembre 2011 da Stefano Castagna e Christian Codenotti
Giovanni Peli: chitarre e voce
Silvio Uboldi: tastiere
Beppe Mondini: batteria
Giorgio Marcelli: basso
Ettore Ferronato: tromba
Angela Kinczly: cori
Michele Maulucci: contrabbasso
Fotografie di Mario Martinazzi
Postproduzione e editing immagine: Kovre