Il poeta, scrittore, critico e artista Gian Ruggero Manzoni segnala Fermate la produzione! sul suo profilo Facebook
riportiamo il testo tratto dal post.
FERMATE LA PRODUZIONE-Diario di un arboricolo, di Giovanni Peli, Calibano Editore
Giovanni Peli è nato a Brescia nel 1978. In primo luogo scrittore e musicista, la sua produzione spazia dalla poesia alla narrativa, dalla canzone al teatro, fino alla letteratura per l’infanzia e all’editoria. Bibliotecario, con la traduttrice Federica Cremaschi ha fondato Lamantica Edizioni. Di lui ricordiamo i libri: “La vita immaginata”, “Sulla soglia” (con Stefano Tevini), “Il tessitore” (con Emanuele Maniscalco)”, “Incontro al tuono vicino”, “Sette giorni”, “Onore ai vivi”, “Babilonia non dà frutti”, “Il candore”, “Albicocca e altre poesie”, “Gli altri mai”, “Tutto ciò che si poteva cantare”, “Il passato che non resta”, “Informazioni fiammanti” e tanti altri ancora. Nel 2021 “In ricordo di Pier Paolo Pasolini” è stato pubblicato in Grecia, con il testo a fronte in italiano, per le Edizioni Enipnio e la traduzione di Maria Franguli. Sue canzoni o interpretazioni sono presenti in dischi antologici.
Dalla nota editoriale: “In questo romanzo breve Giovanni Peli gioca di sciabola e di fioretto. Di sciabola perché affonda nella polpa del racconto e nella mente del lettore con una storia di fantascienza italiana – genere quanto mai necessario, ma, stranamente, troppo poco presente, seppure i nomi, e che nomi!, non manchino: dai classici Lino Aldani e Gilda Musa, ai nuovi maestri Nicoletta Vallorani e Valerio Evangelisti. Di fioretto perché usa i mezzi che gli sono più cari, la musica e la poesia, per dare un tono vibrante e prensile alla narrazione dei fatti – e che fatti!”. Così la trama: “Negli anni Settanta del Duemila il protagonista di questo romanzo, che oscilla tra il distopico e il fantasy, esce di prigione dopo aver scontato una pena per aver provocato disordini di stampo luddista. Ora deve fare i conti con una realtà nuova, dopo che nuove leggi, atte a salvaguardare l’ambiente, hanno stabilito la chiusura della quasi totalità delle fabbriche, e la maggior parte della popolazione vive una doppia vita, costantemente attaccata al casco per la realtà virtuale e a cannule che trasferiscono sostanze nutritive direttamente endovena. La gente ingrassa a dismisura, percepisce un reddito di cittadinanza e passa la vita al computer. Contemporaneamente la natura è in pieno rigoglio, dato che l’inquinamento è pressoché azzerato e l’uomo relegato nelle abitazioni. Le città diventano boschi sempre più estesi, popolati di animali selvatici. Ma la produzione non è ferma, la vita virtuale si basa sul continuo consumo di applicazioni che la rendono più piacevole e esaltante. Vi sono nuove caste, quella degli ingegneri elettronici che monitorano l’iperconnessione generalizzata, e quella degli ufficiali sanitari, che controllano settimanalmente, passando di casa in casa, lo stato di salute delle persone. Funzionano a pieno regime tutti i laboratori di ingegneria genetica e di ingegneria elettronica e ovviamente tutte le fabbriche che generano elettricità. Il protagonista non ci sta. Decide, come fanno altre persone, di vivere nella foresta, ispirandosi agli animali che hanno ripopolato gli spazi urbani… etc. etc. etc.” portando il lettore sempre più a pensare al ruolo che oggi sta ricoprendo e a ciò che nel domani forse sarà. Lo scrittore, poeta e critico Andrea Franzoni ha così detto a riguardo: “Questo è un romanzo agile e intrigante che, ammiccando al genere fantascientifico e distopico, esplora uno spazio letterario sospeso fra il mitologico ed il lisergico generando un mondo fantastico e terribile governato, più che dai nessi logici, dalle suggestioni, dai flussi di coscienza e dalla fantasia esuberante e poetica dell’autore”. E così il giornalista e critico Claudio Andrizzi: “Ecco una nuova, convincente prova letteraria per il prolifico scrittore, poeta, librettista, editore e cantautore bresciano, nuovamente in libreria un anno dopo ‘La vita immaginata’. Così Peli disegna una potente suggestione sull’ipotesi di un domani che porta in groppa tanti mali già visibili oggi, ripescando la passione per un genere glorioso come la fantascienza in una chiave al solito schietta e personale, che risente in pieno della sua multidisciplinarietà d’artista”. E così il poeta Lorenzo Gafforini: “Giovanni Peli prosegue la sua incursione in ambito fantascientifico con ‘Fermate la produzione! Diario di un arboricolo’, percorso iniziato con il testo ‘La vita immaginata’ e continuato con la scrittura di ‘Sulla Soglia’ con Stefano Tevini. L’esperienza catartica che spinge l’autore all’approfondimento del genere, apparentemente lontano della sua poetica, ha inizio con la pandemia da Covid-19. […] La tecnocrazia, nei testi di Peli, è sempre stigmatizzata nelle sue ripercussioni consumistiche, influendo capillarmente sulle nostre vite nel quotidiano. […] La fantascienza dell’autore è senz’altro più discreta, sicuramente più poetica. Una finestra originale su un futuro tanto possibile quanto foriero di riflessioni sulla natura umana”. Nella fluente scrittura, quasi fiabesca, di Giovanni Peli risiede lo scatto che porta questo romanzo breve, letto in toto, ieri notte, in un sol boccone, in un’area che dire fantascientifica o fantasy è limitante, considerato che la capacità di intendere e poi di esprimere questo nostro mondo viaggia, nel nostro, sempre a 360 gradi.