Specie di spazi: passato, presente e futuro di Berlino ed altre nuove canzoni (attraverso ricerche sonore, rimandi letterari e le immagini di Fabiana Zanola) descritti dall’autore medesimo.

Berlino Giovanni Peli

Specie di spazi: passato, presente e futuro di Berlino ed altre nuove canzoni (attraverso ricerche sonore, rimandi letterari e le immagini di Fabiana Zanola) descritti dall’autore medesimo.

Berlino è una città ed è una canzone. Per descrivere Berlino un intervallo di seconda è ribattutto ossessivamente per quasi quattro minuti e mezzo ed è come i binari della metro che si snodano sottoterra per chilometri. Berlino ha una strofa che è simile ad una declamazione perché la città è piena di persone che parlano e vogliono comunicare. Berlino ha pause sommesse in cui la chitarra elettrica si insinua nell’impasto sonoro dei sinth, sono come gli spazi bianchi delle poesie o tra una vignetta e l’altra di un fumetto. Berlino ha una sessione ritmica minimale incalzante come i ritmi di una grande città. Berlino ha pause di sospensione in cui l’angoscia e il disagio raggiungono la sublime rinuncia del sé, Berlino quindi ha un dolce ritornello liberatorio, in cui si afferma tutto ciò che non è Berlino, non è città, non è disagio e angoscia ma solo amore. Berlino non è una città, è un Eldorado che ci acceca e ci induce a desideri innaturali e troppo durevoli. Specie di spazi (il cui sottotitolo è “Vivere è passare da uno spazio all’altro cercando di non farsi troppo male”) è un bellissimo libro di Perec che mi ha suggerito l’idea e il titolo di un contenitore di canzoni nuove (per me) per la sonorità, la tematica poetica, il processo creativo e la promozione di esse. Dopo Berlino produrrò e pubblicherò online a distanza l’uno dall’altro di settimane o anche mesi (Edizioni Ritmo&Blu di Stefano Castagna) altri pezzi, altri singoli che successivamente saranno raccolti in un album che avrà proprio il titolo Specie di spazi. Questo nuovo progetto ha quindi nuovi ritmi che non coincidono con la tradizionale proposta dettata dalle leggi non scritte della musica leggera, ormai anch’esse preistoriche, in crisi, inutili e deleterie. Stiamo lavorando con il regista Mario Martinazzi anche al video di Berlino, ma non un videoclip: ha la stessa funzione di “corredo visuale” della fotografia e prosegue queste nuove suggestioni, che, come si nota, ed io stesso ne trovo conferma riflettendo, si avvicinano molto al postmoderno letterario. Del resto anche l’idea della mescolanza musicale e letteraria è sempre stata una mia fissazione, anche nei primi esiti peggiori della mia produzione, sia letteraria che musicale. Mi ha sempre attratto l’idea di poter dire Tutto contemporaneamente, come se solo l’estrema sintesi di molte vite, molti suoni, molti versi, molte città, potesse restituire la verità, l’autenticità, l’onestà di quello che volevo, potevo, speravo di dire. Non penso alla sintesi dello spot letterario, alle ingannevoli seduzioni della “comunicazione”, bensì alla densità della poesia, possibile e virtualmente affascinante, anche nella canzone d’autore. (Nella canzone si rimanda, almeno, a Goethe e a Pasolini, ma non si tratta di esibizione intellettualistica o culturale: si tratta di avere il riscontro della verità della nostra esperienza. Da un punto di vista musicale poi la mescolanza e i riferimenti sono moltissimi, ma è esattamente come quando si parla con qualcuno: si porta il bagaglio di sensibilità e cultura per offrire agli altri -con umiltà, altro dato importante- solo ciò che si è, avendolo agguantato e compreso, l’intenzione non è nient’altro che l’amore, il contrario del narcisismo e l’autismo). È per me dunque un momento importante di svolta e sono contento dei feedback positivi che Berlino sta già riscontrando in pochi giorni di pubblicazione online, già alle prime mosse della sua promozione. Si propone, con serenità. Ho scelto la bellissima foto di Fabiana (scattata davvero a Berlino, ma questo non è importante) perché rappresenta benissimo da un lato la sconfitta, la delusione e la disillusione da cui tutto questo discorso poetico e musicale prende avvio, ma anche, dall’altro, il realismo propositivo del conoscere la quotidianità di una vita piccola, meschina, da cui con coraggio si può risalire e rialzarsi, forti soprattutto della consapevolezza di un amore che non finisce nonostante, di un colore che non ingrigisce nonostante. Anche le prossime canzoni, che proseguono in questo stile che ha una forte componente elettronica e che prevede il supporto di musicisti specialisti nel genere (poi rielaborato ed adattato da me e dal produttore artistico Stefano Castagna) saranno corredate da altre fotografie di Fabiana, ed ogni volta si rifletterà in équipe su una interpretazione video.

 

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